ALT! una versione aggiornata e rivista del manifesto è disponibile qui: Manifesto 2.0
L'argomento è talmente vasto che scrivendo mi sono accorto di non riuscire a tenere ben saldo il filo del discorso, perdonatemi...
"Libero pensatore è colui che non si fa condizionare da dogmi, regolamenti e costrizioni, bensì usa il proprio cervello."
La nostra dottrina deriva dall'unica cosa sovrannaturale, ma certa, che conosciamo: la vita; Sovrannaturale, perchè non ne conosciamo l'origine, ma certa perchè ce l'abbiamo dinanzi gli occhi in ogni momento.
Basare la propria dottrina sulla vita significa prescindere da un qualche significato astratto più o meno valido, perchè la vita in realtà è come una freccia che va al contrario...non ha alcun senso, o comunque ha un senso che non conosciamo, che non apprenderemo mai con certezza almeno finchè siamo in vita, e non è detto che l'apprenderemo poi. Se davvero esiste un poi.
Essere TPATPC significa voler prescindere da ciò che può esserci dopo/aldilà/quellochevuoi; significa apprezzare tutto ciò che ci circonda per il semplice fatto che come noi esiste; essere in grado di scegliersi la propria condotta senza sottostare a regole ma solo al proprio buonsenso. Credo che chiunque (parlo dell'ultimo modello d'uomo, quello inteligente [ma inteligente o intelligente?]) sia in grado da solo di capire scegliere cosa è giusto e cosa è invece sbagliato. Cosa vorrebbe dire far qualcosa che si pensa sbagliato? o anche far qualcosa per poi vergognarsi di averla fatta? Errare è normale, ma i propri errori vanno fatti alla luce del sole e non vanno ripetuti, non ha senso accettare regole altrui per poi andare regolarmente a pentirsi di averle infrante. [NB: Io ho avuto un'educazione cristiana]
A questo punto qualcuno potrebbe pensare allora di essere autorizzato a uccidere il primo passante perchè lo crede giusto. Qui sta il secondo paletto TPATPC: siamo in grado di scegliere ciò che è meglio per noi, ma bisogna ricordarsi che non abbiamo il diritto di condizionare negativamente la vita altrui visto che pretendiamo che nessuno intralci la nostra (alzi la mano chi è ben felice se gli sparano, gli rubano l'auto e rapiscono il suo partner, o anche semplicemente chi è felice quando è in fila e gli rubano il posto). In breve "vivi e lascia vivere", come criterio intoccabile, negarlo sarebbe come negare se stessi, è completamente illogico, inaccettabile, va bene per chi vive a istinto, ma l'uomo dovrebbe usare il cervello...Daltraparte qui la viviamo in un modo diverso. A noi piace la cooperazione e tutto ciò che comporta. Quindi la frase chiave per noi diventa "vivi e aiuta a vivere".
CONTINUA?
Lascia un'opinione
4 altre opinioni per Manifesto TPATPC:
bello il manifesto, d'altronde sono kose ke + o - penso ank'io; solo il passo sulle regole e sulle loro infrazioni mi sembra un po'oskuro...non ho ben kapito kosa intendi dire!
Mi rifervo al fatto che X persone crescono eseguendo azioni con la consapevolezza di stare sbagliando. Cercherò di spiegarmi, non sono io a dire ciò ch'è non va fatto ma IO in quanto me stesso. Riferendomi appunto alla mia cultura cristiana trovo assurdo che un chiunque si infranga sullo sbaglio con consapevolezza, che è ciò per cui è stata inventata la confessione (ovviamente sono sempre e solo MIE opinioni). Un'errore si può fare se al momento del commetterlo lo riteniamo giusto. Un esempio pratico: su questa terra, o perlomeno in italia, il concetto di relazione è inteso tra 2 persone, eppure kiunque o quasi finisce nel tradimento.
A questo punto o si è in comune accordo col partner oppure:
1- Si commette un errore con la consapevolezza di commetterlo (squilibrio mentale)
2- Non si ha abbastanza onore (vedi pagina onore) per esprimere col proprio partner il desiderio di un rapporto non esclusivo. (questo caso comprende egoismi verso il rispetto altrui, menefreghismi ecc. ecc.)
Secondo me questa è follia.
Come al solito ho fatto casino con gli argomenti e le parole...
beh ma restringendo un attimo il kampo alla morale kristiana (ke konosko abbastanza bene) mi sembra un po''forzato rikondurre tutta la kategoria del 'pekkato' (sbaglio/errore/infrazione/devianza) a una scelta konsapevole. Non a kaso uno dei punti basiliari della suddetta morale sta proprio nel rikonoscere (anke tramite la konfessione) della fallibilità della natura umana e della sua inkapacità di adeguarsi e konformarsi sempre e komunkue alla legge divina (e kuindi perfetta). Io personalmente vedo in maniera abbastanza positiva il cercare di ottemperare a regole difficili (impossibili) da seguire kuanto giuste nell''idea di base.
Io ho un ricordo molto 'infantile' della questione. Secondo me il forzare i bambini a delle regole prefissate induce inevitabilmente un numero X di questi a crescere con l'idea del 'trasgredire' e del 'perdono'. Viene a crearsi una situazione in cui nell'affidare i propri gesti a un giudizio divino, si perde il contatto su quello che è poi il proprio di giudizio. Questo produce 2 classi di 'cristiani', i 'cattivi' che perdendo il contatto con il giudizio lasciano il proprio io in balia degli aliti dell'istinto, e i 'bigotti' che si fissano in maniera opposta e sostituiscono il proprio io con quello predicato; nulla di male, spesso, ma altrettanto vero è che su certi temi la predica fallisca fortemente contro l'intelletto (un esempio 'non' a caso, il tema omosessuali). Ovviamente in questo cosmo macrodiviso c''è anche la terza di coloro che imparano conservando la loro 'giustizia', per loro sì che la confessione ha il significato che tu riferivi.
Ora io ho fatto di tutta l''erba tre soli fasci, ma si sa che le divisioni degli uomini sono come i generi per i gruppi Metal... non finiscono mai, ne tantomeno so come queste 3 fette si dividano le percentuali, e anche se non ne posso avere certezza credo che un''educazione interamente incentrata su se stessi e sulle persone che sono sulla barca terra, produrrebbe un maggior numero di teste pensanti. Alla fine anche io credo in qualcosa.
0 opinioni da FriendFeed